la storia di Pompei ha origine dal IX secolo a.C. per terminare nel 79 quando, a seguito dell’eruzione del Vesuvio, viene ricoperta sotto una coltre di ceneri e lapilli alta circa sei metri. La sua riscoperta e i relativi scavi, iniziati nel 1748, hanno riportato alla luce un sito archeologico che nel 1997 è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Il 5 febbraio del 62 un violento terremoto, con epicentro nella vicina Stabiae, colpisce anche Pompei e la piana circostante provocando numerosi danni e crolli. Molte delle personalità più ricche, temendo per la propria incolumità, si trasferiscono in altre zone, mentre il commercio cala bruscamente. Pompei diventa quindi un cantiere dove l’attività principale è quella della ricostruzione: in poco tempo sono restaurate le regioni VI e VIII, quelle a più alta densità residenziale, oltre al tempio di Iside. Nel decennio successivo al terremoto, non sono stati completati ancora i lavori di ristrutturazione quando una violenta eruzione del Vesuvio pone definitivamente fine alla vita di Pompei: anticipata dai giorni precedenti da scosse di terremoto, una incessante pioggia di ceneri e lapilli cade sulla città, causando la morte di tutti. Dalla coltre di circa sei metri di materiale vulcanico, affiorano solo resti di colonne e la parte più alta degli edifici.
Al suo posto nel 1840 sorgeva il Reale opificio borbonico di Pietrarsa, struttura ideata da Ferdinando II di Borbone come industria siderurgica e 5 anni dopo come fabbrica di locomotive a vapore. Costituito da sette padiglioni per un’estensione complessiva di circa 36.000 metri quadrati, dei quali 14.000 coperti, il museo ospita locomotive a vapore, locomotive elettriche trifase, locomotive a corrente continua, locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri, gioielli della storia ferroviaria italiana. Oltre ai treni, il museo ospita anche materiali di belle arti e arti applicate, come l’imponente statua di Ferdinando II di Borbone, opera fusa in ghisa nello stesso opificio, il Salone reale in stile liberty con soffitto in oro zecchino e tavolo in mogano esotico, e la carrozza-salone del treno dei Savoia, rinominato “Treno della Presidenza della Repubblica Italiana”.
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